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I PERCORSI

L’Esercito Italiano, a seguito dell’emergenza denominata “Esigenza T”, nell’autunno del 1953 si schiera lungo il confine orientale, preparandosi ad uno scontro con la Jugoslavia. Il Carso Isontino, 35 anni dopo la fine della grande guerra, ritorna ad essere una posizione tattica fondamentale: il presidio del Carso permette di controllare la cosiddetta Soglia di Gorizia e la zona costiera tra Monfalcone e Grado, oltre a costituire una zona di difficile attraversamento da parte di colonne corazzate.

L’Esercito Italiano crea dei capisaldi campali, identificando le posizioni più importanti, lungo il Vallone, nel quale si snoda la SS55, che costituisce l’ostacolo naturale più importante cui appoggiarsi.

Terminata la Crisi di Trieste, alla fine del 1953, l’Esercito si ritira, ma l’importanza della posizione rimane: nella seconda metà degli anni Cinquanta, lo Stato Maggiore dell’Esercito imposta una difesa strutturata su capisaldi, formati da postazioni campali e da fortificazioni permanenti (Opere), considerando le stesse zone in cui erano stati schierati i reparti, nel corso della Crisi di Trieste.

Tra il 1961 e il 1968, vengono realizzati 424 manufatti, tra postazioni campali e permanenti.

Molte postazioni sono state realizzate sfruttando le preesistenti trincee e caverne della grande guerra, opportunamente adattate.

Al presidio delle Opere della fortificazione permanente, vengono assegnati reparti di fanteria d’arresto, dislocati in casermette vicine alle Opere, per il controllo e la manutenzione periodica. Le postazioni campali, invece, sarebbero state occupate solo nel momento del bisogno, da normali reparti di fanteria.

Le fortificazioni avrebbero dovuto essere integrate da ostacoli anticarro che, tuttavia, non sono mai stati realizzati, a causa dell’elevato costo.

In caso di attivazione, le opere di fortificazione permanente sarebbero state circondate da reticolati di filo spinato e campi minati.

Fortunatamente, non ci fu mai la necessità di far entrare in funzione queste difese, che rimasero attive fino alla fine della Guerra Fredda, per poi venir definitivamente dismesse tra il 1992 e il 1993.

Molte di queste postazioni sono ancora facilmente visibili, altre, invece, sono state demolite o completamente nascoste dalla vegetazione.

CAPOFILA DI PROGETTO

Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali
Università degli Studi di Trieste
Piazzale Europa 1
34127 Trieste

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La Soglia di Gorizia.
Dalla cortina di ferro alla via della pace

Progetto dell’Università degli Studi di Trieste, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, per la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio storico ed etnografico del Friuli Venezia Giulia, finanziato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
Bando ricerca 2022 “Terra di passaggio”

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